Scegliere Vino Bio
Da qui a cinquant’anni potremmo avere un vigneto della Valpolicella completamente diverso, sicuramente più bio
Per Domìni Veneti è fondamentale trasmettere alle giovani generazioni, uomini e donne di domani, l’importanza di progettare il proprio futuro con consapevolezza e intelligenza, in un’ottica di custodia e salvaguardia, valorizzazione e rispetto.
Ecco perché siamo quotidianamente impegnati in progetti di responsabilità sociale e nello sviluppo della viticoltura biologica in Valpolicella Classica, una viticoltura capace di rispondere alle esigenze di crescita e autodifesa naturali delle piante e dei vigneti oltre che dei consumatori più attenti.
Ma cosa significa scegliere Vino Bio?
Ecco come il Direttore Generale di Cantina Valpolicella Negrar Daniele Accordini interpreta questa scelta.
Partiamo dal vigneto: quali sono le condizioni migliori per impiantare un vigneto bio in Valpolicella Classica?
Il nostro vino biologico viene prodotto con uve che provengono da vigneti certificati, situati in alta collina, dove solitamente il clima è più asciutto e ventilato e i terreni inclinati drenano meglio la pioggia, così non vi sono ristagni nel terreno.
La composizione del terreno può variare da argillo-limosa a mediamente calcarea.
I nostri vigneti sono interamente inerbiti e l’età delle viti varia da 6 a 40 anni.
Fondamentale è quindi l’esposizione che favorisce l’arieggiamento delle uve e una buona gestione del terreno che controlla la vigoria delle piante.
Dal 2004 Domini Veneti è all’avanguardia nella gestione biologica dei vigneti e nella produzione di vini biologici certificati, scopri con noi l’Amarone, il Valpolicella e il nuovo Ripasso BIO Domìni Veneti!
Amarone della Valpolicella Docg Classico Biologico
Ottenuto da uve Corvina, Corvinone e Rondinella di collina, raccolte a mano in Valpolicella Classica e appassite per 100-120 giorni in fruttaio prima della pigiatura, grazie all’affinamento per 18 mesi in grandi botti di rovere conserva a lungo la sua elegante intensità al naso e la sua equilibrata morbidezza al palato, in un insieme di complessità e finezza che si esprimono nel profumo a nel gusto più tradizionali.
Di colore rosso granato, il profumo è intenso e richiama le amarene e la frutta sotto spirito, la prugna secca e le spezie scure come il pepe nero, la vaniglia, il cacao amaro e il caffè. Sentori di frutta matura e frutta passita al naso.
Persistente, bilanciato e ricco, caldo, di grande intensità, deciso e morbido al palato con i suoi tannini vellutati, è un vino dotato di grande persistenza. Retrogusto di mandorla, marasca e frutta passita.
Accompagna molto bene i piatti di selvaggina e di carne alla brace, i brasati e i formaggi stagionati.
Valpolicella Doc Classico Biologico
Nasce da uve coltivate in collina, nei vigneti più alti della Valpolicella Classica.
È un vino di colore rosso rubino con sfumature violacee, il profumo è fresco e vinoso, fruttato di ciliegia e leggermente speziato.
Il sapore è secco, fresco e croccante, con tannini soffici, di medio corpo e di buona intensità.
Provalo per uno spuntino o a tavola con un assortimento di salumi e formaggi, come aperitivo o abbinato a un primo piatto!
Valpolicella Superiore Ripasso Doc Classico Biologico
Dopo la raccolta a mano le uve vengono vinificate fresche per la produzione di Valpolicella Superiore. Una seconda fermentazione (ripasso) a contatto diretto per 15 giorni con le vinacce dell’Amarone conferisce corpo, alcolicità e complessità.
Il colore è rosso rubino intenso, il profumo è immediatamente speziato di pepe nero e vaniglia che si confondono in una sorprendente combinazione di frutti rossi come la ciliegia e i lamponi, ma anche di frutta cotta.
Complesso, leggermente tostato al naso e fine. Rotondo ed elegante con tannini densi e setosi.
Ottimo in abbinamento a tutte le carni rosse alla brace e ai formaggi mediamente stagionati.
Chiediamo al Direttore ed Enologo Daniele Accordini: cosa si intende per “vino biologico”?
Dobbiamo distinguere ciò che avviene in vigneto, dove si producono uve biologiche senza l’impiego di organismi geneticamente modificati e coltivate senza l’aiuto di sostanze chimiche di sintesi:
- concimi
- diserbanti
- anticrittogamici
- insetticidi
- pesticidi in genere
da ciò che avviene in cantina, dove si esegue la vinificazione esclusivamente con prodotti enologici e processi autorizzati dal regolamento 203/2012. Quest’ultimo, dopo anni di controversie, ha finalmente regolarizzato il settore del vino biologico. La nuova normativa ci permette in quanto azienda certificata di riportare il logo europeo in etichetta.
Se ci mettiamo dalla parte del viticoltore si intende la difesa del territorio e la necessità di mantenerlo integro:
i più coinvolti nella scelta del biologico sono i viticoltori, i primi a pagare il prezzo e le conseguenze degli eccessi nell’utilizzo dei prodotti chimici.
Hanno capito che è necessario ridurre l’impatto dei pesticidi, per la protezione della loro salute e di quella dei loro figli. Se si pensa che negli ultimi 30 anni sono stati tolti dal commercio almeno 200 prodotti dannosi, si comprende quanto se ne sia abusato, quanto i terreni siano stati depauperati delle sostanze organiche fondamentali e, di conseguenza, siano venute meno le difese naturali.
La filosofia del biodinamico sarà il passo successivo.
Bisogna pensare a come possiamo rinforzare i nostri terreni per aiutare naturalmente le piante a crescere e a svilupparsi in modo sano. La terra, infatti, è ricca di microrganismi fondamentali che bisogna preservare.
La flora indigena se preservata, contribuisce a mantenere l’equilibrio dei nostri terreni e delle piante favorendo lo sviluppo delle autodifese naturali.
Dalla parte della cantina
Il secondo aspetto da considerare quando si parla della scelta del vino biologico è il punto di vista della cantina, che ha come obiettivo di preservare il terreno al massimo delle sue potenzialità produttive e di autodifesa, ma anche di produrre un vino salubre di qualità per un mercato sempre più attento al consumatore. In questo purtroppo l’Italia è in ritardo rispetto a i paesi nord europei.
Il concetto dell’importanza di preservare le autodifese proprie e della natura si è rinforzato negli ultimi mesi, la pandemia di COVID 19 ha aumentato la consapevolezza ecologica.
Fra Agricoltura e Agricultura
Fino a 30 anni fa il viticoltore era considerato l’ultimo anello della catena mentre oggi è protagonista del cambiamento, difensore della Natura che può incidere notevolmente sulla propria qualità della vita. Si può parlare di Agricultura?
Il contadino oggi non è più associato all’ignoranza e alla povertà ma alla libertà e all’intelligenza che richiedono le nuove tecnologie, un sapiente utilizzo dei trattamenti e uno stile di lavoro sostenibile (recupero degli scarti, economia circolare). Questo si nota particolarmente nel cambio generazionale.
Negli ultimi dieci anni ci siamo dovuti rendere conto che i cambiamenti sono profondi e probabilmente irreversibili.
Per esempio, fino a circa trent’anni fa si iniziava la vendemmia in Ottobre, ora ai primi di Settembre.
Occorre prepararsi per tempo se vogliamo affrontare le prossime annate, consapevoli che il futuro ci porterà nuove sfide.
Per stare al passo con la crisi climatica in atto in cantina puntiamo soprattutto a innalzare il livello di professionalità dei viticoltori, il che per noi significa:
- formazione continua
- nuovi investimenti
Questo grande impegno comune si traduce in garanzia per il consumatore, ciò che il mercato ci chiede sempre di più.
La viticoltura biologica deve rispondere all’esigenza di una produzione economicamente redditizia che non compromette salute e ambiente: come saranno i vigneti in Valpolicella Classica fra 50 anni?
Tradizione e sostenibilità sono alla base della filosofia produttiva di Cantina Valpolicella Negrar e soprattutto i giovani sono sensibili a questi temi:
- cambiamento climatico
- sostenibilità
- agricoltura organica.
Come dicevamo, la crisi climatica ha portato una maggior consapevolezza nel mondo agricolo. Negli ultimi 50 anni si è notato un’anticipazione di un mese per la raccolta dell’uva, mentre la viticoltura si può ormai praticare fino a 600 metri di altitudine con ottimi risultati. La Valpolicella sta cambiando come sta cambiando il mondo: prima le uve erano più acide, oggi maturano meglio e ci danno un vino naturalmente più morbido.
Come è distribuita la produzione organica in Italia?
Nella Grande Distribuzione si nota l’incidenza delle scelte di consumatori, sempre più consapevoli, che influenzano le tendenze del mercato. Infatti il consumatore è sempre più convinto delle proprie scelte. Contrariamente il canale HoReCa è più legato ai marchi aziendali che alle scelte produttive, questo spiega perchè i vini organici sono più diffusi nella Grande Distribuzione.
All’inizio erano prodotti soltanto da piccole aziende e la qualità organolettica non era considerata un elemento primario rispetto a quella produttiva. Oggi invece lo sviluppo delle tecniche di produzione ne ha innalzato notevolmente il livello qualitativo.
Al sud c’è una maggior diffusione mentre al nord abbiamo una maggior attitudine alla commercializzazione. Il consumatore, in generale, è sempre più attento e ricerca prodotti biologici garantiti e certificati, anche se i prezzi risultano maggiorati fino al 35%. Il rincaro è dovuto principalmente agli elevati rischi di produzione rispetto ai vini convenzionali, cambia infatti sostanzialmente l’approccio con il vigneto e il rapporto fra viticoltore e vigneto. Non si praticano trattamenti chimici e invasivi che hanno una durata maggiore, si seguono quotidianamente le previsioni meteo, si misurano costantemente le temperature e si ripetono i trattamenti dopo la pioggia che dilava le sostanze naturali impiegate.
La scelta del biologico parte dal campo, dai viticoltori, perché i soci di Cantina Valpolicella Negrar scelgono sempre più il biologico?
Vittalino Galvani, anno 1954 è un socio di Cantina Valpolicella Negrar che da molti anni produce uva biologica. Ha ereditato dal padre e dallo zio l’azienda agricola che conduce dal 1977. I suoi vigneti sono in località Villa di Negrar in Valpolicella Classica, a circa 200 metri s.l.m. e in località Siresol, sempre nel comune di Negrar, a un’altitudine di 400-500 metri s.l.m.
Negli anni ’50 la sua famiglia commerciava frutta: pere spadone, pero misso e trentosso, mela gentile di montagna e ciliegie. Avevano due mezzadri e una cantina in proprio. Il padre era il fratello di Luigino Galvani, presidente della Cantina dal 2008 al 2011.
Massimo Galvani, lo zio di Vittalino, conduceva l’azienda agricola di frutta e verdura oltre a un vigneto di famiglia dove aveva piantato uve autoctone come Corvina, Corvinone, Molinara e Negrara. Allora non c’erano coltivazioni intensive e tra un filare e l’altro si piantavano anche frumento, granoturco ed erba medica.
Ricordo che a 6-7 anni lo zio mi metteva sul cavallo e mi portava in campagna dove si lavorava la terra, io mi arrampicavo sulle piante con le mie sorelle e giocavo con i miei coetanei. Quando sono cresciuto mio padre voleva insegnarmi il suo lavoro nei campi, ma a me non piaceva, non amavo potare le viti anche se lui desiderava trasmettermi con passione le sue conoscenze e la sua esperienza di agricoltore. Ero l’unico figlio maschio. Soltanto dopo una breve esperienza di lavoro in fabbrica compresi l’importanza di avere un lavoro in proprio e di poter apprendere da chi mia amava i segreti di una professione. Avevo solo 20 anni, il papà mi ha insegnato soprattutto come si trattava la vite con il rame e lo zolfo perché non usava mai prodotti sistemici.
Grazie all’esperienza che Vittalino ha ereditato dal padre la scelta del biologico per lui è stata un passo del tutto naturale, senza particolari difficoltà, e soprattutto senza paura: “a parte la grandine” – dice .
E’ vero che il terreno determina la tipologia del vino?
Anche qui Vittalino ci racconta la sua esperienza:
Negli anni ‘50 avevamo 3 ettari di vigna in località Villa a Negrar, a circa 200 m. s.l.m. Un primo appezzamento con una tipologia di terreno che da noi si chiama “toar”, composto da una roccia ricca di minerali di origine vulcanica, formata da coni eruttivi con lava solidificata in parte all’aria e in parte in acqua. Dal “toar” si ottengono uve che mantengono più facilmente la dolcezza (perchè fermentano meno), tendenzialmente più indicate per produrre il nostro vino passito dolce, il Recioto. L’altro vigneto invece è diverso, si trova su terreni ciottolosi dove probabilmente scorreva un progno (torrente). Da questo tipo di suolo si ottengono uve più corpose, dove la componente dolce è meno marcata, più indicate per produrre l’Amarone.
Dieci anni fa abbiamo acquistato altri 5 campi in località Siresol a 400-500 m.s.l.m, poco prima di Montecchio di Negrar. Il terreno qui è molto diverso, noi la chiamiamo “terra dei marronari” perchè una volta c’erano i castagni da marroni e l’uva maturava un anno sì e un anno no. Faceva molto più freddo, infatti una volta si vendemmiava dalla seconda domenica di Ottobre, mentre adesso come sappiamo si anticipa di circa un mese. Il clima è molto cambiato.
Se si vuole praticare la viticoltura bio e dormire sonni tranquilli bisogna saper scegliere dove impiantare il vigneto e con quale densità, questi a mio avviso sono i due elementi fondamentali per la salute della piante.
Consiglio il vino bio perché l’uva non ha subito trattamenti chimici e l’esperienza di degustazione risulta più autentica rispetto alle caratteristiche naturali dei vitigni che abbiamo selezionato. Ma soprattutto perché il nostro vino è buono!
Se vuoi degustare i vini biologici Domìni Veneti puoi scegliere il tuo preferito fra Valpolicella, Ripasso o Amarone.